DIVERTIAMOCI CON IL PIANOFORTE
Questo metodo si basa sull’associazione nota-colore, proprio perchè già dal terzo anno di vita aumenta nei bambini la capacità di distinguere suoni e colori. I presupposti vincolanti di tale metodo sono innanzitutto quello di rendere il bambino effettivo protagonista dell’azione formativa, non facendogli calare dall’alto astruse nozioni teoriche, bensì stimolando la musicalità e il senso sonoro (doti innate in tutti i bambini) e guidandolo in tutto il percorso affinchè tali potenzialità affiorino spontaneamente. L’immediata immersione nell’esperienza musicale viene favorita anche dal “canto”: l’intonazione di semplici melodie, rappresentate dagli stessi esercizi per lo strumento, sottolineano la centralità della voce, quale strumento più naturale in assoluto. È dalla voce che si articola il processo di apprendimento musicale e il bambino lo sperimenta attraverso il piacere di suonare e cantare. I personaggi di questa favola sono le note e i simboli grafici musicali che raccontano e spiegano il tutto in modo simpatico e divertente, rivolgendosi direttamente al bambino, che si sentirà così coinvolto in prima persona.
QUANDO SUONAVO IL JAZZ
Sebastiano 'Seb' Mariani è un ex jazzista finito a suonare il karaoke in un locale americaneggiante della periferia barese. La sua vita si consuma nel caos disperato, nella variopinta fauna metropolitana, nelle canzoni improbabili cantate.Ogni sera da maldestri cantanti dell'ultimora, e nel rimpianto della sua vita perduta, quando suonava il pianoforte nei migliori club d'Italia. Ma cosa lo ha strappato al jazz? I ricordi piovono giù a valanga, le note di Bill Evans, ma anche quelle di Beethoven (che probabilmente soffriva dello stesso male di Seb), sono la vera colonna sonora della sua vita perduta. Ma come fuggire dall'infima prigione karaoka? Come riprendersi la vita? All'improvviso, un nuovo progetto, la luce della speranza e una lunga, lunghissima notte di Capodanno passata a riannodare i fili del passato, con tutti gli imprevisti del destino in agguato. E un lieto fine pure venato di amarezza. O l'amarezza lenita da una sorta di lieto fine.
MIHI QUOQUE SPEM DEDISTI
Nella tradizione musicale pugliese, la personalità di Cesare Franco si afferma sia per il suo valore artistico sia perché egli fu musicista completo, compositore assiduo nel repertorio sacro, esperto di musica corale, direttore e concertatore di orchestra, musicologo e critico. Un po' sotto silenzio, bisognerà pur dirlo, è appena trascorso il settantesimo anniversario della morte del musicista pugliese, scomparso nel gennaio del 1944. Un'uscita definitiva di scena, oltretutto, avvenuta in pieno silenzio a causa del vuoto creato dalla guerra che in quegli anni affliggeva l'Italia e il resto d'Europa. Questo lavoro di ricerca vuol essere pertanto un doveroso tributo all'opera e alla memoria di un raffinato artista e di un infaticabile didatta musicale, a torto negletto ed emarginato dagli studi correnti sull'argomento. Il maestro pugliese ha soprattutto il merito di aver rinnovato nella sua terra il gusto per la composizione a tema liturgico, una sensiblerie che sembrava del tutto tramontata. Nella musica sacra il Maestro Franco completa storicamente le opere dei pugliesi Luigi Rossi, Leonardo Leo e Saverio Mercadante.
MUSIC PLAYTIME
MANUALE DI TEORIA MUSICALE
Il più delle volte ci si dimentica di avere davanti delle menti che, per la maggioranza, non hanno mai sentito parlare di argomenti specifici, terminologie musicali e che hanno bisogno di molti esempi e con spiegazioni continue. L’alunno deve assimilare la teoria con logica e non in maniera meccanica e soprattutto deve acquisire un “linguaggio scientifico-musicale” poiché ogni scienza ha un suo linguaggio (la fisica, l’architettura, la pittura) ed anche la Musica. Con la Riforma dei Conservatori, lo studio della Teoria e del Solfeggio è presente nei Licei Musicali ed è necessario eliminare la classica divisione tra solfeggio e strumento, tra teoria e pratica, poiché lo studio teorico è nullo e non ha fondamento se non vi è una dimostrazione ed una spiegazione logica ed empirica.
I SUONI DEL SILENZIO. Racconti fantastici
La musica è fonte di misteri: “cantare” ha la medesima radice di “incantesimo”. La musica rappresenta un controsenso: è un linguaggio asemantico, che ci parla di qualcosa, ma paradossalmente non sapremmo dire con precisione cosa. La musica è l’unica arte invisibile e che esiste solo come sequenza temporale, in quanto mondo impalpabile di suoni in successione.
AMORE E SOLITUDINE IN GUSTAV MAHLER
Ernst Bloch definiva la figura di Gustav Mahler, artista d’élite, oltraggiosamente moderno per il suo tempo, protagonista della Vienna musicale nel passaggio al ventesimo secolo, musicista della Sinfonia e del Lied, fortemente drammatico nel magma di sensazioni sonore delle sue Sinfonie, splendidamente umano nell’espressività dei suoi Lieder. Perché è proprio il Lied la vera anima del suo linguaggio musicale. Con questa sua prima pubblicazione, l’autrice vuole guidare il lettore alla scoperta del Mahler liederista e del suo mondo interiore attraverso i suoi scritti, le scelte poetiche, l’analisi della sua musica e dei suoi Lieder, permeati di natura e di dolore, di amore e di solitudine. I testi di tutti i Lieder di Mahler, offerti in versione originale con traduzione italiana a fronte a cura dell’autrice stessa, rendono questo lavoro un ulteriore prezioso strumento per la comprensione e per l’ascolto dell’opera mahleriana.
LE CITTA’ DELLA MUSICA
Un'attenta analisi di quella cultura che spiega il fenomeno attraverso il quale si svilupparono, secondo una ben precisa analogia, le tre diverse forme musicali che unirono l'Europa intera attraverso i secoli dall'Umanesimo all'età di Bach. “Le città della musica" nel ripercorrere, in un ideale pellegrinaggio lo sbocciare delle forme musicali moderne dal territorio del mito, del rito e della libera iniziativa municipale, evidenzia come la tradizione della danza, quella delle “fanfare cittadine” (gli Stadtpfeifer) e la musica dei grandi monasteri, avessero in comune certe clausole dalle origini remote: “figure” appartenenti alla retorica antica e che, trasfigurate, finiscono per innervare di sé fin L’offerta musicale di Johann Sebastian Bach. Quest'opera, in pratica, riesce ad allargare, per poi riunirle, la fitta rete di relazioni, sistemandole secondo categorie dalle quali si potesse evincere la meravigliosa natura di questa lingua dei suoni che fu a lungo comune tra le genti, e della quale oggi, nel mentre celebriamo l’unità politica ed economica dell’Europa, dobbiamo lamentare la scomparsa tenendo presente, peraltro, che fino ad ora, simile materia è stata appannaggio di studiosi assuefatti all’ermeticità dei codici antichi. Interessante è cogliere l'intento dell'Autore il quale riesce a trattare con animo curioso e piglio narrativo talvolta divertito, talvolta quasi romanzesco,temi sui quali possiamo ripensare il nostro attuale essere europei.
VIAGGIO NELL’INTIMO DI UN PIANISTA
Un'importante testimonianza della didattica del grande Maestro. Un esame implacabile dei problemi quotidiani e di sempre: l'ego, il concerto, i concorsi internazionali, la carriera, le mafie, il mercato, la memoria, la paura, la tendinite, il declino dell'artista e il suo rifiuto di ritirarsi. Ogni periodo è paragonato ad una grande opera per pianoforte. I 48 Preludi e Fughe di Bach, i 24 Studi di Chopin, La Sonata di Liszt e la Sonata Op. 111 di Beethoven sono analizzati in profondità e accompagnati da più di duecento esempi pratici. Tutto nel linguaggio dei giovani pianisti.
LO STRANO CASO DI CHARLES VALENTINE ALKAN
Nell'ardente fucina dell'arte romantica il pianoforte conosce a Parigi i momenti più significativi e rivoluzionari della sua storia. Qui compositori come Chopin e Liszt, fra i più raffinati e visionari protagonisti di questo periodo glorioso, rimettevano in discussione, per la prima volta dopo Beethoven, i limiti delle possibilità espressive di questo strumento. Pochi però sanno che parallelamente a queste e ad altre note figure del romanticismo musicale si svolse la vicenda artistica e umana di un singolarissimo virtuoso e compositore che nella capitale francese conduceva un'esistenza modesta e ritirata, pur dopo i fasti di una sfavillante gioventù da concertista: parliamo di Charles Valentin Alkan. Personaggio schivo ed enigmatico, apprezzato ed esaltato dai più grandi artisti della sua epoca, Alkan è oggi noto soprattutto per la suprema difficoltà di una certa parte della sua produzione pianistica, che sfida anche le più audaci e diaboliche creazioni lisztiane. Ma sono molti altri gli aspetti di questo compositore che attendono di essere illuminati. In queste pagine ci inoltreremo nella misteriosa vicenda biografica di questo bizzarro ed elusivo "rabbino mancato", partecipando con un punto di vista nuovo e inusuale alle entusiasmanti vicende artistiche che animavano Parigi in quegli anni.
E…
Molto spesso in questi versi troveremo la congiunzione “E” a unire il pensiero di chi scrive e la trasposizione sul foglio. E…la poesia esterna un dialogo interiore o un monologo o riflessioni ed emozioni che si decide di condividere. E…è un dono, un aprirsi all’altro, una ricerca di unione e condivisione, di incontro che la poesia può dare. Credo sia questo il suo scopo, del resto lo è dell’arte, questo linguaggio di universalità che valica i confini naturali, umani, di spazio e tempo. Attraverso musica, pittura, parola scritta, possiamo lasciare testimonianza di umanità, sentimenti, esistenze.
IL COLORE TURCHINO
Tra gli anni dell'Unificazione italiana e la vigilia della guerra di Libia scorrono le vicende di una famiglia siciliana di patrioti e di imprenditori illuminati. Gioachino, Costanza e i loro figli sempre al fianco di Garibaldi e Mazzini nelle battaglie prima militari e poi politiche, traducono il loro impegno anche in coraggiosi investimenti nella miniera di zolfo di loro proprietà. “Altrimenti sono un ipocrita, [..] il solito pigro possidente che in salotto professa libere idee di giustizia e di progresso e che poi chiude un occhio e anche l’altro sul più odioso e colpevole degli sfruttamenti”. Il lucido pensiero paterno riverbererà anche su Aloisa, l'unica bene amata figlia femmina (“una pennellata fiamminga tra i ricci scuri dei fratelli” ) che per talento artistico e personalità è destinata a un singolare cammino esistenziale. Drammatici accadimenti infatti la separeranno, già moglie e madre, dalla sua Isola, per condurla per sempre a Napoli. Nel fermento della fascinosa metropoli d'inizio Novecento, accolta con considerazione e affetto nei più vivaci luoghi di cultura (dalla villa caprese di Axel Munthe alla biblioteca dei Girolamini, dal salotto della Duchessa d'Andria ai circoli repubblicani), Aloisa potrà infine comprendere il senso stesso della sua vita e la forza rigeneratrice della sua vocazione musicale. Dalla Sicilia, tuttavia, ha portato con sé una statuetta fittile di Persefone, la fanciulla divina rapita nelle acque del lago che sorge nei pressi della casa di famiglia, icona potente e viatico che Gioachino, con preveggente sapienza, ha voluto donare alla sua figliola coraggiosa.