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PAULINE VIARDOT

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Pauline Viardot (1821 -1910) è una delle personalità più carismatiche della vita artistica e letteraria del XIX secolo. Figlia del tenore rossiniano Manuel Garcia e sorella della grande diva romantica Maria Malibran, ha contrassegnato il suo tempo per le doti straordinarie di cantante e di attrice tragica, così come per la vivacità intellettuale e la bellezza delle sue composizioni. Grande amica di George Sand e di Chopin, amata appassionatamente per più di quaranta anni dallo scrittore russo Ivan Turgenev, grazie al prestigio del suo salotto parigino, ha avviato la carriera di Saint-Saëns, Gounod e Fauré. Moglie dello scrittore e critico d’arte Louis Viardot, Pauline percorre in lungo e largo l’Europa acclamata da folle di spettatori esultanti. Clara Schumann, Delacroix, Flaubert, Liszt, Berlioz e Tchaikovsky furono suoi ammiratori, suoi intimi amici. Da Londra a San Pietroburgo e dalla Alhambra di Granada all’Opéra di Parigi, Patrick Barbier, costellando il suo percorso di gustosi aneddoti, ci trascina nel turbinio dell’epoca romantica.

IL CIELO SOPRA LA MUSICA. 1945 Anton Webern a Dresda. Un Requiem per l’Europa

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Tra le macerie delle città tedesche, nell’aprile del 1945, un quartetto d’archi porta la musica di Schubert, La morte e la fanciulla, nei luoghi che hanno visto l’orrore dell’Olocausto, tra le rovine sventrate della Germania. Lo formano quattro giovani accomunati dall'aver studiato con allievi e amici di Anton Weber: il compositore di cristalli sonori alle soglie del silenzio, spettri di un mondo il cui collasso è presentito nel canto negato, impossibile redenzione di bellezza. Webern ha scritto molta musica piena di lirismo romantico, per poi dover ammettere la morte dell’Europa, stele nera di pause e frammenti brevissimi sottratti al nonsenso della storia. Insieme a Schubert, ora il Quartetto “Anton Webern” porta ai sopravvissuti dei bombardamenti e i testimoni della follia razziale l’ultima musica scritta dal compositore prima della sua rinuncia al bello in nome del vero: una pagina terminale non solo per la Germania, ma per l’intera Europa. Dai racconti e gli incontri dei quattro ragazzi, e dei loro maestri, emerge lentamente la figura di Webern, quei suoi ultimi anni di vita all’insegna di una contemplazione sempre più straniata, clastica, dell’Umanesimo agonizzante; fino alla sua morte poche settimane dopo la fine della guerra, per l’errore di un soldato delle forze di occupazione, o forse per la disperazione di dover sopravvivere al “mondo di ieri”, dove ogni artista era profeta di un mondo ideale. Infine, le due vicende parallele si incontrano nel segno dell’Europa postbellica sopravvissuta a se stessa: il “regno della quantità”, la reificazione dell’umana coscienza.

IL SUONO E IL RESPIRO. WILHELM FURTWÄNGLER: UNA BIOGRAFIA INTELLETTUALE

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A più di mezzo secolo dalla morte, la vicenda artistica ed umana di Wilhelm Furtwängler fornisce sempre più lo spunto a saggi, romanzi, film e opere teatrali. Icona di una Tradizione sommersa dalla crisi novecentesca; testimone della rovina dell’Europa, che la sua coscienza di artista attraversò con un’intensità disperata e tuttora irripetibile; difensore dell’Umanesimo anche nella pervicace sua ostinazione a continuare a dirigere nella Germania violentata dalla follia nazista, Furtwängler riassume in sé il meglio di quanto abbiamo perduto, e la speranza che una rivoluzione ideologica venga a riprendere le fila della civiltà occidentale. Questo libro, più che una biografia, è il tentativo di descrivere la visione del mondo, la battaglia per la verità e la bellezza di un Maestro che, nel mentre se ne mitizzava la lezione artistica, fu perseguitato per la scomoda intransigenza del suo pensiero. La storia di Furtwängler è anche la storia di un’Europa ancora unita nel segno della cultura, e dove le arti edificavano i presupposti dell’uomo nuovo, libero di perseguire l’utopia dei propri ideali.

NADIA BOULANGER La grande prêtrsse della musique

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Se ci si chiede cos’hanno in comune Aaron Copland, Philip Glass, Quincy Jones e Astor Piazzolla, ma anche Elliot Carter, Roy Harris, Virgil Thomson, Jean Francaix, Dinu Lipatti e centinaia di altri artisti che hanno contribuito in modo determinante a scrivere la storia della musica del ‘900, la risposta non può essere che la loro insegnante, Nadia Boulanger (1887-1979). Cresciuta a Parigi tra la Belle Époque e i ruggenti Anni 20, e dotata di un talento forgiato da anni di studi intensi, divenne ben presto un’icona. In un mondo e in un’epoca di fatto preclusi alle donne, osò sfidare, con scelte coraggiose, i più basilari codici di comportamento del suo tempo.

IL CONFINE DELL’INGANNO. Sergej Bortkiewicz

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Vienna, Novembre 1945. Il compositore e pianista russo Sergej Eduardovich Bortkiewicz scrive al suo medico personale ed amico Hans Ankwicz von Kleehoven dal bagno della propria casa, dov’è rinchiuso da mesi e mesi senza ne luce ne acqua. Tutt’intorno a lui c’è solo devastazione, miseria, violenza e morte. In una parola, è la Guerra, la più spaventosa mai vista da un essere umano: la Seconda Guerra Mondiale. Scritto dall’autore volutamente in prima persona, sulla base delle sue frammentarie memorie autobiografiche, Il Confine dell’Inganno è un avvincente racconto che intreccia musica e sofferenza, perseveranza e privazione. Il lettore si immedesimerà in quest’uomo e nella sua esperienza di vita e si accosterà così anche alla sua arte, al suo canto sofferto; si lascerà avvolgere dalla struggente bellezza della musica di Sergej Bortkiewicz, un mondo tutto da scoprire.

CANNONI E FIORI

20,00 
Il libro prende spunto dalle principali vicende biografiche del grande pianista ungherese, Gyorgy Cziffra (1921 – 1994), narrate sotto forma di memorie: dall’esordio, avvenuto a cinque anni come enfant prodige sulla pista di un circo, sino alla prigionia in campo di concentramento e ai successivi trionfi sui palcoscenici di tutto il mondo. La storia, già frutto della traduzione in francese del manoscritto originale in lingua ungherese (a cura del figlio dell’autore, Gyorgy Jr), parla degli episodi salienti dell’infanzia, della prima giovinezza e della piena maturità del protagonista, concludendosi, nel 1977, con il racconto dell’acquisto e del restauro, a spese dell’artista, della semi diroccata cappella di Saint Frambourg, in località Senlis (nei pressi di Parigi), trasformata poi in “Auditorium Franz Liszt” e attuale sede della Fondazione Cziffra. Il lettore viene così coinvolto nelle avventure del protagonista, le quali appaiono, di volta in volta, tragiche, rocambolesche e persino affascinanti. Il titolo, preso a prestito dalla celebre espressione con cui Schumann aveva definito le opere di Chopin (cannoni sepolti sotto i fiori) contribuisce a delineare un vivace ritratto dell’uomo, del musicista, del mecenate, il quale, senza alcun timore di sottoporsi al giudizio del pubblico, compie scelte coraggiose, offrendo di se stesso un’immagine sincera e genuina, come poche volte si è avuta occasione di poter conoscere in altre biografie di celebri artisti.